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Nasce a Bacoli (NA) nel 1938, dove vive e lavora. Dopo gli studi classici si dedica alla pittura di paesaggi per poi diventare un pittore di icone, riscuotendo unanimi consensi di pubblico e di critica. Numerose le Mostre, le pubblicazioni e i riconoscimenti in Italia e all’estero.
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A partire dagli anni “90 si identifica come pittore di icone. Sensibile alla “tragicità” della vita, particolarmente recepita nella consapevolezza della dolorosa ed instabile situazione esistenziale del presente. Scava nella memoria, una memoria collettiva, ove all’ordine ed alla chiarezza, si coglie un dissolvimento in cui alla consapevolezza sostituisce l’allusione. “Alludono (le icone) a storie di conflitti, lotte e martirio – precisa Barbara Rose – che si svolgono nella segretezza delle nicchie decadenti che ci ricordano le caverne sotterranei del Satyricon felliniano, la cui decadenza degli ultimi giorni dell’Impero Romano è sublimamente sostituita dalla decadenza della dolce vita del dopoguerra che ha avuto la sua massima espressione della turpe depravazione dei crimini di corruzione dei decenni successivi, caratterizzati dai temibili scandali di «tangentopoli» e dal modus vivendi orgiastico”. E più avanti: “Le icone sono immagini, raffigurazioni e surrogati che si riferiscono ad una dimensione che non è né materiale, né presente”. E pertanto come tali, non danno certezze e ordine di un mondo precostituito, ma invocano una realtà fluida, remota e fuggente che collocandosi in pieno espressionismo, va capita ed interpretata.
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