PASQUALE PANETTA

“Torso di fanciulla” - 95x85 - Gesso patinato (verde).

Pasquale Panetta è nato a Locri il 23 marzo 1913; in seguito all’assegnazione di una borsa di studio ha frequentato il Magistero dell’Istituto Superiore d’Arte di Napoli, conseguendo a pieni voti il diploma di scultore e l’abilitazione valida all’insegnamento negli Istituti d’Arte. E’ morto nel gennaio del 1989. Abbondantissima è la sua produzione artistica, come i molti riconoscimenti ufficiali, nazionali e internazionali, anche se l’artista locrese è rimasto per sua scelta, lontano da ogni affettazione o posa, il suo genere spazia dai temi laici e religiosi e ai commemorativi.         


Il Panetta ha sempre rifuggito gli artifici. Lontano da ogni posa, da ogni affettazione e perciò come gli piaceva ripetere esercitò un mestiere. Nel 1937 per il Liceo Ginnasio di Locri eseguì un busto in bronzo dedicato all’eroe dell’aeronautica Ivo Oliveti. Si coglie subito su quali binari stilistici si sia incanalata l’attività del Nostro: possiede destrezza di mano e sapienza tecnica, che vengono convogliate ad offrire una rappresentazione che caratterizza l’immagine del personaggio, non così come veramente è, ma come appare nell’opinione comune: fiero, sicuro delle proprie capacità di guida e conduzione del mezzo aereo. Il Panetta ripercorre la ritrattistica antica: ha bisogno di regole certe, classiche, non per banale imitazione, per necessità di chiarezza mentale. Scrive il critico Michele Guerrisi: «Panetta è nativo di Locri: forse non è senza ragione ricercare proprio in questa legittima discendenza la dolcezza del sentimento e quella grazia di forme che animano le sue figurazioni». E Francesco Gangemi: «Panetta nato in quell’ariosa Marina di Locri, dove progenitori remoti avevano modellato morbidi pinakes e scalpellato marmo pario, fuso delicati bronzi e levigato pietre irsute. Ultimo figlio dell’Ellade, ne bevve tutta la sua mitica luce». Il critico Giuseppe Serra commenta: «credo che non sia passato un giorno che Egli non abbia intinto i suoi pensieri ma anche i suoi pennelli nella pittura e affondato i suoi scalpelli nella materia ancora inesplorata, plasmandola con le sue dita sensibili in forma di vita e di poesia». Giusto un equilibrio tra forma e luce è il primo risultato della sua ricerca: ricorda le sculture di Prassitele, ma anche di Lisippo: i modellati in marmo, bronzo, gesso che raffigurano prevalentemente l’adolescente, la fanciulla pensosa, si ricollegano già nella scelta tematica, ai grandi scultori del periodo pre-ellenistico: una struttura armonica, con le parti del corpo coperte da un sapiente gioco di luci, nasconde un’intima mestizia, una raccolta malinconia. L’Artista non si sofferma sulla perfezione formale: questo è uno strumento per sfrondare dalla quantità di immagini che popolano la sua mente quella giusta; esiste un corrispettivo tra forma e contenuto, per cui il sapiente mestiere si assoggetta alla estrinsecazione del ricco e articolato mondo interiore. Non si ravvisa in questo genere di opere la impostazione statuaria, ma un senso del delicato raccoglimento, una raffinata sensibilità. La ricerca dell’artista si muove nel definire e fissare quelli che sono i più significativi momenti dell’interiorità umana. Si sofferma sulla figura adolescenziale (si pensi che in tutta la sua abbondante produzione, la figura umana è quasi sempre vista in una dimensione di giovane età!) in quanto è il periodo più spontaneo ma anche più fertile, per sensazioni, sentimenti, emozioni, impressioni, della vita dell’uomo. E’ il periodo della incorruttibilità: Panetta inneggia alla meravigliosa bontà e umanità che coglie integra, prima che gli eventi tragici della vita deformino la potenziale umanitas del giovane. Anche in «maternità» il volto perfetto della madre (terracotta) con un richiamo diretto a quello michelangiolesco della Pietà, è sempre una serena e limpida espressione che si colloca in una superiore posizione rispetto a quella sofferta della quotidianità della vita. In alcune opere (Fanciulla pensosa, Adele, ecc.) coglie un attimo di interiore e profondo raccoglimento emotivo. La ricerca di una intima essenza di femminilità si legge nei suoi dipinti, il cui soggetto è la figura femminile. I colori intensi e una luce sintetica si espandono e si coagulano in una tensione per fermare il momento magico di una interiorità scoperta: il pittore lavora per grandi masse con mano decisa; si avverte la necessità di una materializzazione dell’essenza femminile scoperta prima che scompaia dalla sua mente. Lui stesso riferisce che è durante la notte che riceve le intuizioni più vere e che poi al mattino si affretta a concretizzare. L’immagine che viene fuori è quella di una donna pensosa, raccolta, chiusa in sé, e, sebbene i toni coloristici scelti siano quelli caldi, la sensazione ricevuta è quella di una presentazione di immagini piene di carica emotiva, perciò suscitano inquietudine, stimolano il pensiero. Il critico Giuseppe Andreani, ritrova nel Panetta «una formazione con taluni fermenti della sensibilità mediterranea che appartengono alla matrice originaria del naturalismo, dell’arte che si conserva nella natura». E’ chiaro che in tutta la produzione artistica del Maestro traspare questo bisogno di scoprire le leggi interiori dell’anima, che in quanto esistono, devono presentarsi con un ordine. Di qui, la sua interpretazione dell’Arte intesa come classica, non per un formale rifacimento, ma come convinzione che l’Arte, con la A maiuscola, nasce da un armonico seppur sofferto incontro tra un’ordinata espressione di sentimenti e stati d’animo e una composizione agile, duttile, ma misurata e simmetrica. E’ classico per l’equilibrio raggiunto tra espressione e forma. E’ moderno, attuale, per la sua interiorità insaziabile alla ricerca dell’inesplorato. I soggetti tematici sono molti. Le figure, il ritratto di bimbo, di vecchio, esplorati in un momento significativo, allorché una forza d’impeto trova il modo di sfociare in un sereno ricomporsi di atti, di gesti pieni di profondo sentire. Non si ferma nella quotidianità dei gesti, ma nella ricerca di una struttura interna profonda e rivelatrice di arcani significati. Perciò le sue opere sono più vicine alla nostra modernità perché sono composte con il nostro stesso linguaggio, moderno e universale ad un tempo. In una produzione immensa, che va dal genere laico al religioso, al commemorativo, l’espressione artistica del Panetta non trova tentennamenti: basti pensare tutta una serie di opere monumentali che eseguì - per es. nella piazza di Gallico - il monumento ai caduti, (1956), a Bova Superiore (1962), a Saline joniche (1964). La richiesta ampiezza del monumento in rapporto alla piazza, è organizzata in modo da non predominare sullo spazio circostante, ma come se venisse a concentrare e raccogliere un via vai di fasci di luce che si ritrovano al centro in un tradursi su pochi piani essenziali e perciò geometrici, nella figura centrale, fulcro autentico e anche di convergenza dell’occhio dello spettatore. Un discorso a parte meritano le opere a soggetto religioso. Non si elencano gli altari e le opere in bronzo e marmo eseguite per varie Chiese della Città di Reggio. Ma sulle formelle della via crucis per il Santuario dell’Eremo devo soffermarmi. Si è detto della versatilità del Panetta nell’uso dei materiali espressivi: padroneggia il marmo, bronzo, ma anche terracotta e gesso. Proprio nei materiali più umili si riconosce il suo temperamento più schietto, ove abbandonando l’ufficialità del tema, diventa più spontaneo, intimo, lirico. Rivela, soprattutto nelle terracotte, una sensibilità acuta e rivolta alla scoperta dei gesti più intimi. Fu anche pittore, e trattò la pittura non come genere inferiore, ma di completamento a quella che fu la sua espressione per eccellenza, la scultura, in quanto aveva bisogno di materiali da modellare e da piegare alla sua mente, al suo pensiero. L’opera del Panetta sviluppa il pensiero, allarga gli orizzonti, apre alla naturale ricerca di cogliere l’essenza delle cose e di fissarla per sempre. Panetta lascia una grande quantità di opere: sculture in marmo, terracotta, in bronzo, quadri ad olio, acquarelli, disegni, gessi, ecc..